Non è difficile soffermarsi sull’immagine più romantica del Medioevo, tra castelli maestosi, cavalieri e dame. Dobbiamo però ricordare sempre che questo periodo storico, in Italia, era caratterizzato da grandi tensioni e conflitti tra signorie sempre pronti ad esplodere.
Non così raramente, i dissapori pronti a sfociare nella violenza scoppiavano anche all’interno di uno stesso casato o tra dinastie imparentate. Soprattutto quando la posta in gioco era il dominio su vasti possedimenti e feudi.
Una vicenda particolarmente drammatica riguarda proprio uno dei castelli della Lunigiana, la fortezza della Verrucola.
Situata nell’omonima frazione di Fivizzano (Massa-Carrara), sembra che la sua presenza sia documentata già a partire dal XII secolo, quando la famiglia dei Bosi avrebbe eretto le prime strutture fortificate sul luogo.
Il suo possesso sarà conteso tra i Bosi, i Dallo e i Malaspina; questi ultimi avrebbero rivendicato il castello appellandosi al loro albero genealogico. Ne otterranno il dominio nel corso del ‘200, dovendolo però condividere con i Dallo e i nobili del castello Aghinolfi.
La signoria dei Malaspina subirà altri duri colpi, anche quando la Verrucola vedrà aggirarsi tra le sue mura Spinetta I Malaspina detto Il Grande, che sognava di unire sotto il suo controllo tutta la Lunigiana.
Nel ‘300 questo personaggio dovrà infatti fuggire a Milano in esilio, a causa dell’invasione della Lunigiana da parte delle truppe lucchesi guidate dal condottiero Castruccio Castracani. Quando quest’ultimo morì Spinetta tornò a Verrucola, che aveva più volte tentato di riconquistare.,
Altre nubi, però, si annunciavano all’orizzonte per il suggestivo e sfortunato castello.
Nel 1399 infatti anche il marchese Niccolò, nipote di Spinetta I, sarà costretto all’esilio: stavolta, gli invasori saranno i visconti di Milano, che espugnano la fortificazione.
Quando Niccolò potrà tornare al castello, lo attenderà un destino peggiore della lontananza forzata dalla sua terra. A dargli la morte non saranno signori di città lontane, ma gli esponenti di una dinastia imparentata con lui.
Infatti i Malaspina di Gragnola miravano da tempo a impadronirsi dei possedimenti della Verrucola e cospiravano assieme ai due figli illegittimi di Azzolino Malaspina, fratello di Niccolò.
Vennero così inviati al castello dei sicari che assassinarono a tradimento l’ottantenne Niccolò, il marchese Bartolomeo e sua moglie, incinta. Morirono anche alcuni tra i servitori e i figli dei signori, tranne Giovanna e il piccolo Spinetta II, che aveva meno di due anni e venne salvato dalla sua balia.
Questo orrendo attentato suscitò scalpore nell’opinione pubblica dell’epoca e cambiò le sorti politiche della zona.
Infatti, i superstiti Giovanna e Spinetta vennero accolti dalla Repubblica di Firenze che, a seguito del fatto di sangue, decise di intervenire per porre fine alle travagliate vicende lunigianesi. Il castello venne così restituito ai proprietari originari e Spinetta II, alla sua morte, lo lasciò a Firenze assieme ai suoi possedimenti, chiudendo un lungo periodo di aspre contese.
È curioso e confortante osservare come questa fortificazione al centro di vicende tanto travagliate si sia tramutata, nella contemporaneità, in un luogo d’arte e di pace.
Nel 1977 è stato infatti recuperato dallo scultore Pietro Cascella, scomparso nel 2008 e dalla moglie Cordelia Von Den Steinen, anch’essa scultrice.
Tuttora, il castello è visitabile su prenotazione e al suo interno, oltre agli ambienti ricchi di storia, si possono ammirare diverse opere dello stesso artista situate in due sale del primo piano.