Il castello del Piagnaro sorge su una collina che domina dall’alto la cittadina di Pontremoli, Massa-Carrara. La prima documentazione in cui è citato risale al 1262 e, nella sua struttura, troviamo elementi architettonici di varie epoche, fino agli spalti del XVIII secolo.
Il suo nome deriva dalle “piagne”, lastre di pietra arenaria anticamente diffuse nell’edilizia locale, tuttora presenti nel rivestimento del tetto.
Visitarlo oggi significa compiere un viaggio nel tempo in un’epoca ancora più remota, rispetto al Medioevo e del Rinascimento.
Le sue stanze celano un vero e proprio enigma.
Quelle misteriose figure dal passato
Il castello del Piagnaro è infatti sede del Museo delle Statue Stele Lunigianesi: misteriose figure antropomorfe scolpite nella pietra, realizzate probabilmente dal VII-VI secolo a.C. Quelle della Lunigiana sono le più antiche mai rinvenute in Italia, assieme a simili esemplari portati alla luce in Puglia.
La statua-stele è infatti un tipo di reperto presente in diverse zone d’Europa, ad esempio in Spagna. Attorno alla loro origine, alla funzione che potevano rivestire nelle antiche civiltà rimane tuttora un alone di mistero. Una caratteristica unisce tutti gli esemplari rinvenuti fino a oggi: i tratti del volto non sono delineati con precisione, mentre gli oggetti e il vestiario della persona rappresentata appaiono piuttosto dettagliati. Nel caso delle steli lunigianesi, ad esempio, la testa dei personaggi ha una caratteristica, surreale forma “a T”, detta anche “a cappello di carabiniere. Si vedono invece chiaramente particolari quali pugnali, lance e monili, come se i misteriosi scultori preferissero evidenziare lo status dei soggetti raffigurati, forse guerrieri o nobili, piuttosto che restituirne un’immagine realistica.
A cosa servivano le statue? Varie ipotesi
Le ipotesi sulle loro origini sono svariate: forse si tratta di rappresentazioni di antenati illustri o personaggi leggendari. Secondo un’altra teoria, sarebbero invece elementi di arte funeraria che commemoravano importanti personalità scomparse. Questa possibilità è accreditata in particolare per le steli classificate nel gruppo “C” del museo: sono infatti simili a opere analoghe rinvenute in altre zone d’Italia, come il Veneto e il foggiano, aventi la funzione di ricordare figure di rilievo delle antiche comunità. Per gli altri due gruppi di statue del museo, “A” e “B”, è ancora più difficile propendere per l’una o l’altra ipotesi sullo scopo con cui furono concepite. Le loro origini sono più antiche. Su queste opere è possibile formulare le più svariate congetture: elementi d’arte sacra, monumenti celebrativi (come fa supporre l’abbigliamento ricco di monili e utensili dei personaggi) o insegne stradali ante litteram, che individuavano importanti snodi viari?
Un allestimento di grande impatto
L’atmosfera di mistero che si respira attorno alle antichissime opere accresce probabilmente il fascino della visita al museo, assieme al suggestivo allestimento del 2015 concepito dall’architetto Guido Canali. Un gioco di luci e ombre di grande suggestione, con le statue che risaltano accendendosi di luce a contrasto con l’oscurità. Tale disposizione è stata insignita, nel 2017, del “Premio Architettura Toscana” nella categoria “Opera di allestimento o di interni”.