I castelli, con il loro aspetto antico e misterioso, spesso evocano fantasie e congetture sui fatti che possono esservi accaduti in epoche lontane.
Talvolta eventi storicamente accertati vengono distorti, in un pittoresco mix tra verità e immaginazione.
Il castello Malaspina di Fosdinovo (Massa-Carrara), un luogo di grande fascino, si trova oggi proprio al centro di un simile crocevia tra fantasia e storia.
Si dice che sia stato teatro di delitti, che nelle sue stanze si trovassero strumenti di tortura, che vi abbia soggiornato addirittura Dante Alighieri…senza contare la leggenda del fantasma che ha alimentato tanto la fantasia popolare.
Partiamo però da premesse storiche, per comprendere l’importanza di questa imponente fortificazione in epoca medievale.
Nel lontano 1221 la famiglia Malaspina si divise in due rami, detti dello Spino Secco e dello Spino Fiorito. A questi ultimi venne assegnato il potere sul territorio feudale di Fosdinovo, anche se l’atto ufficiale che sancirà tale passaggio avverrà solo nel 1314.
Tra alterne vicende, il potere dei Malaspina dello Spino Fiorito sul feudo di Fosdinovo si protrarrà quasi per cinque secoli, fino agli inizi della Rivoluzione Francese.
Il castello rappresentò sempre un punto di osservazione privilegiato per tenere sotto controllo un vasto territorio, dal mare ai valichi appenninici. Dai suoi bastioni si ammira infatti tuttora un panorama mozzafiato.
Inoltre, era ben protetto da possibili attacchi: anticamente lo difendevano un ponte levatoio e alcuni cannoni.
L’interno sorprende e cattura il visitatore, che si trova a viaggiare indietro nel tempo con la mente. Alle originarie architetture medievali si sovrappongo elementi seicenteschi, come le ceramiche e settecenteschi; tra questi ultimi, il grande camino.
Realtà e fantasia
Torniamo però alla questione iniziale: tra gli aneddoti e le curiosità diffusi su questo castello, dove finisce la realtà e inizia la fantasia?
Possiamo dire che una parte delle credenze “sinistre” trova fondamento storico: tuttora è possibile osservare infatti alcuni antichi strumenti di tortura.
Non si hanno invece effettive conferme sulle vicende che vedrebbero protagonista la marchesa Cristina Pallavicini, della quale viene tramandata un’immagine di donna lussuriosa e spietata. Si dice infatti che avesse numerosi amanti, anche di estrazione sociale popolare, che uccideva atrocemente per non avere testimoni della sua sregolatezza. Li avrebbe fatti cadere in una botola ai piedi del suo letto, nella quale lame affilate eliminavano all’istante i malcapitati.
Questa credenza è stata alimentata dall’esistenza della camera detta “del trabocchetto”, con una sorta di botola.
Tuttavia, appare più verosimile pensare che tale “trappola”, ammesso che funzionasse davvero come ipotizzato, sia servita solo come strumento difensivo.
Anche la credenza popolare del fantasma trarrebbe spunto da una vicenda legata agli antichi abitanti del castello. Protagonista sarebbe stata un’altra marchesa, stavolta non carnefice ma vittima: Bianca Maria Aloisia Malaspina. Si dice che, innamorata di un giovane stalliere, fosse allontanata forzatamente dal castello dai familiari, decisi a farle prendere i voti pur di interrompere quella relazione scandalosa per l’epoca. Di fronte al suo ostinato rifiuto di intraprendere la vita religiosa, la Malaspina sarebbe stata internata dai genitori in una cella del castello, attraverso la quale poteva ricevere solo acqua e cibo senza mai uscire. La sua precoce morte per stenti, causata da quella segregazione, è stata ipotizzata anche in base al ritrovamento di uno scheletro, presumibilmente attribuibile a una giovane ragazza, in una stanza dei sotterranei.
Questa drammatica storia è alla base della leggenda del fantasma: si tratterebbe, secondo gli appassionati di misteri e leggende, dell’anima irrequieta della marchesina.
Come appare chiaro, la fantasia popolare intraprende spesso sentieri impervi, nei quali iniziali spunti storici si perdono in trame difficili da verificare.
Appare più prudente, oggi, evitare ipotesi frettolose e aggirarsi per le grandi sale con occhi pronti a carpire soprattutto la bellezza e il valore storico degli ambienti.
Se le origini della fortezza risalgono al Medioevo, periodo di conflitti, questa imponente costruzione porta infatti anche i segni di quella stagione di alti ideali e speranze che fu il Rinascimento.
E Dante? Davvero il Poeta soggiornò al castello di Fosdinovo?
Dante in Lunigiana
Da un punto di vista storico, anche in questo caso mancano prove certe. Sappiamo solo che Dante instaurò con i Malaspina un rapporto di fiducia, tanto che questi nel 1306 lo nominarono loro rappresentante per la pace di Castelnuovo. Tale evento è raffigurato negli affreschi del salone principale del castello.
È probabile che il Poeta fosse giunto in Lunigiana in fuga dalle lotte tra le fazioni dei guelfi neri e dei guelfi bianchi; si trattava infatti di una zona neutrale rispetto a tale scontro. Nella sua Divina Commedia Dante formula sia un elogio del nobile casato, che una critica a Corrado Malaspina. Lo fa comparire infatti tra i “principi negligenti” del Purgatorio: potenti e governanti che, secondo il suo ferreo giudizio, durante la vita non ebbero sufficiente cura della propria anima.
Tuttavia l’alter ego letterario del poeta pronuncia queste lusinghiere parole sui Malaspina (nella finzione della Commedia il Poeta deve ancora recarsi in Lunigiana, una terra che quindi al momento non conosce):
“Oh!”, diss’io lui, “per li vostri paesi
già mai non fui; ma dove si dimora
per tutta Europa ch’ei non sien palesi?
La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;
e io vi giuro, s’io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada.