Comune: Carrara
Telefono: 0585 641471
Gestione: Comune di Carrara
Visitabile: il parco pubblico antistante
Il sito, d’epoca romana, prende il nome da quello antico del torrente che l’attraversa (l’attuale Carrione). Legato all’antica città di Luni, il borgo ne seguì le sorti fino ai primi del XII secolo entrando poi nell’orbita della vicaria di Carrara. La prima notizia scritta risale all’anno 950 e, nel 1180, ricevette incremento dalla fondazione di un “burnus novus”; unico centro sorto nella pianura carrarese, la sua importanza è da ricondursi al fatto di trovarsi sulla via Francigena o Romana, allo sbocco della vallata e all’avere uno degli scali marittimi più frequentati (e non solo per il marmo). .
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La sua fortificazione fu una necessità primaria da parte dei vescovi di Luni che, ancora nel 1275, ne riscuotevano il “pedagium”; è menzionato come “castrum Aventie” nel 1311. Nel secolo XIV Castruccio Castracani ricostruì le precedenti strutture difensive di Avenza costruendovi anche un palazzo (oggi scomparso). Il complesso castellano comprendeva un borgo murato rettangolare lungo la via Romana a due porte (verso Sarzana e verso Massa, protetta quest’ultima da un rivellino) e, sull’angolo nord, la fortezza.
Nel XVI secolo, Alberico I Cybo Malaspina unì alla fortezza la struttura fortificata del “Casino del Principe” sull’angolo ovest delle mura (ancora visibile), modificando il sito prima occupato dal palazzo costruito da Castruccio, deviando l’ingresso verso nord per la porta a monte tuttora esistente. La costruzione della fortezza è attribuita a Castruccio ma ciò che oggi rimane è riferibile ad epoche diverse e tutte successive alla diffusione delle armi da fuoco, dal ‘400 al ‘500; i vari strati sono tuttora visibili nel fianco sbrecciato. La parte superiore, costituita da una corona di cannoniere, fu verosimilmente aggiunta alla fine del ‘600.
La fortezza aveva una pianta irregolare con tre torrioni rotondi di diverso raggio e uno quadrangolare d’ingresso comunicante col casino o casa castellana. Dopo l’unità d’Italia, perdendo l’importanza per il controllo della strada e della costa, fu venduta dallo stato italiano come cava di pietre e salvata dalla completa demolizione dall’intervento dello storico tedesco Theodor Momsen
Testo di Pietro di Pierro